Azimut Modena:
Care amiche e cari amici,
ho riflettuto a lungo prima di scrivere queste righe.
Da quando ho deciso di dedicare la mia passione alla pallavolo modenese, certamente questo è il momento più difficile.
Esattamente un anno fa, sfidando tante opinioni contrarie, ho pensato fosse possibile regalare un sogno a me stessa, alla città, persino alla tradizione sotto rete di un piccolo grande popolo.
Ho immaginato di sommare, al servizio di una unica causa, la competenza di un eccellente allenatore e il talento di campioni straordinari.
Non ha funzionato.
Ho sbagliato.
Mi assumo la piena e completa responsabilità di quanto accaduto.
Questa sconfitta, perché di sconfitta, anche umana, si tratta, ecco questa delusione mi impone di confidare il mio rimpianto.
Ciò che sognavo, si è rivelato irrealizzabile. Ciò su cui ho scommesso, liberamente e sinceramente, non ha prodotto risultati.
Mi dispiace. Io e i miei collaboratori non siamo riusciti a ripagare l’entusiasmo di una tifoseria sempre presente e sempre affettuosa. Ci sarà tempo per tradurre l’autocritica in progetto alternativo. Per ora dico a me stessa che i detrattori possono festeggiare. Catia Pedrini, versione femminile di Icaro, stupida anche in quanto donna, pretendeva scioccamente di volare troppo vicino al sole.
E ho perso.
Ma che ci volete fare? Non vi sembrerò normale, ma è l’istinto che mi fa volare (perdonate la citazione, è colpa dell’età).
Ripartiremo. Ripartirò. Mi dispiace per Rado, forse la società che presiedo non è stata in grado di aiutarlo a capire fino in fondo la realtà di Modena e di sicuro la colpa è mia. Mi dispiace per i giocatori, forse dovevo ascoltarne il malessere prima dell’imbarazzante epilogo.
Soprattutto, mi dispiace per la mia gente, per i nostri tifosi. Io sono colpevole, ho peccato di troppo amore.
Ma una cosa voglio aggiungere, in coda.
Solo chi cade può rialzarsi.
“Eh già, io sono ancora qua...” (Vasco Rossi)